Italia: Lascio o resto?


Italia: cinque motivi per emigrare. Cinque motivi per restare


Centomila domande. Centomila dubbi. 
Non è stato facile perché è stato come far incontrare le due parti di me stesso.
Una discussione su uno degli interrogativi più controversi della mia generazione: 
“Emigrare all'estero o restare in Italia?”



Lo scontro tra i due alter ego: uno viaggiatore, propenso a lasciare e andare da un'altra parte del mondo anche solo per vedere come si vive; l'altro invece è un amareggiato ma mai sconfitto, che nonostante tutte le critiche crede ancora che il paese si possa migliorare.
É una scelta talmente personale che porta eterne discussioni con se stessi, con la famiglia, con gli amici: ma che nessuno può criticare o giudicare perché frutto di una scelta travagliata magari  sofferta, costretta, o a volte invece voluta, cercata, desiderata o programmata.

L'importante poi è avere la capacità di non dover pensare “se l'avessi fatto” e non vivere di rimorsi. Qualsiasi cosa si scelga: rimanere o partire. Sia partire per un altro paese, sia restare dove si è nati non sono entrambe decisioni facili. In tutti e due i casi gli ostacoli da scavalcare sono tanti.
Con una solita insoddisfazione umana: di desiderare sempre quello che non si ha. Le persone che vivono all'estero hanno la mancanza della famiglia, degli amici, della carbonara “fatta come si deve”. Mentre chi rimane in Italia vive sempre nel dubbio che in un altro paese sarebbe stato meglio, ci sarebbero state più garanzie, un lavoro, nuove opportunità, una vita più tranquilla.

Nessun luogo sulla terra, per quanto bello e meraviglioso, è da considerare un paradiso. Difficile trovare un paese così perfetto dove abitare e vivere. Quindi forse è meglio cercare soltanto di trovare un posto in questo pianeta dove sentirsi bene. Un nostro “Stato”, fisico e mentale per stare in pace con se stessi.

Non vuole essere una classifica, ma delle motivazioni sparse. Cinque motivi per restare in Italia, cinque motivi per lasciare l'Italia. Ce ne potrebbero essere altri, diversi, molti di più o magari sarebbe stato necessario soltanto uno. Più che motivi potrebbero essere dei concetti, delle idee: cose su cui pensare...  


5 MOTIVI PER EMIGRARE                                                   5 MOTIVI PER RESTARE

                             




                                         

5 motivi per lasciare l'Italia


La situazione italiana

Basta leggere i giornali, accendere la televisione o guardare uno dei tanti politic-talk show. I dati sulla crescita, la percentuale di debito pubblico, i tassi di disoccupazione giovanile. La crisi istituzionale e politica.

Siamo al 73esimo posto per libertà di stampa secondo il rapporto “World Press Freedom”. Non abbiamo una normativa che tuteli e garantisca ogni tipo di amore, senza discriminazione, i cosiddetti diritti civili. Portando nel nostro paese la cancellazione dei diritti sia come cittadino che come lavoratore.  La corruzione ormai è diventata una prassi. L'aumento dell'instabilità e la mancanza di prospettive non hanno fatto altro che aumentare derive razziste e xenofobe nei confronti del diverso. Mentre non ci tocca per niente che la situazione deriva soltanto per colpe nostre e non certo di altri.
La disoccupazione giovanile è al 40%, un dato preoccupante, considerando anche tutti i 30enni che ancora stanno a casa con mamma e papà, aspettando che qualcosa cambi. Alcuni non ci riescono ad aspettare e così preferiscono fare i bagagli e muoversi.
Insomma basterebbe poco per convincerci che un'esperienza all'estero non possa che far bene. Ogni giorno ci sono pessime notizie, una situazione di continua emergenza. Un paese vecchio che difficilmente vuole cambiare e progredire.





La meglio gioventù


Professore: Lei promette bene, le dicevo, e probabilmente sbaglio, comunque voglio darle un consiglio, lei ha una qualche ambizione?
Nicola: Ma... Non...
Professore: E allora vada via... Se ne vada dall'Italia. Lasci l'Italia finché è in tempo. Cosa vuol fare, il chirurgo?
Nicola: Non lo so, non... non ho ancora deciso...
Professore: Qualsiasi cosa decida, vada a studiare a Londra, a Parigi, vada in America, se ha le possibilità, ma lasci questo Paese. L'Italia è un Paese da distruggere: un posto bello e inutile, destinato a morire.
Nicola: Cioè, secondo lei tra un poco ci sarà un'apocalisse?
Professore: E magari ci fosse, almeno saremmo tutti costretti a ricostruire... Invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri. Dia retta, vada via...
Nicola: E lei, allora, professore, perché rimane?
Professore: Come perché?! Mio caro, io sono uno dei dinosauri da distruggere.

L'Italia è un paese per vecchi. “In Italia ci sono cose che nessuno ti dirà...
 Il paese delle mezze verità”. Il paese delle non risposte dove niente cambia. 
Nessuno mai che si prende le cole di quello che ha fatto. 
Lasciare perché vuoi essere considerato per le idee e i valori. Essere considerati adulti a 30 anni, e non sentirsi bloccati da una generazione senza tempo. Gente con idee innovative, voglia di fare e con qualche ambizione nella vita è chiusa da un sistema muffo e decrepito. 
Provare, sperimentare, anche il giustificato a destra. 
La fuga dei cervelli, la chiamano, ma non solo... ci sono anche tante braccia, muscoli, anime e corpi di italiani all'estero che si sono dati da fare, hanno costruito qualcosa e si sono fatti notare per la loro bravura e capacità. Non si può pensare di poter migliorare qualcosa 
che non vuole essere cambiata.


Si, viaggiare

Italia popoli di santi, poeti e navigatori”. Lo abbiamo nel nostro DNA. Un paese di mare, un paese di frontiera, Italiani che nella storia hanno sempre avuto voluto esplorare il mondo, conoscere, vedere che cosa c'era oltre. Americo Vespucci. Marco Polo. Cristoforo Colombo. I secoli passano, ma la gente fa quasi le stesse cose. Uscire un po' da quell'alone di provincialismo e aprire gli occhi di fronte al mondo, allargare le prospettive e la visione con cui si vedono le cose. Esplorare e conoscere il mondo aumenta il nostro senso di comprensione nei confronti degli altri. Essere un cittadino dal mondo. La multiculturalità è il patrimonio futuro per la nostra sopravvivenza. Libertà di movimento, libertà di decidere dove andare e dove stare. Scoprire il mondo per conoscere meglio anche noi stessi... importante “evitando le curve più dure”.





La bellezza dell'ignoto

La nostra mente è affascinata dall'ignoto. L'attrazione per l'incerto. L'istinto naturale di mettersi alla prova e sconfiggere le proprie paure. Quella vocina da dentro che ti dice di viaggiare, di cambiare aria, di vedere cose nuove e diverse. Quasi una necessità a non fermarsi, che la vita è una sola e bisogna prendere le occasioni al volo. Farlo una volta perché magari non avrai mai più l'opportunità. Vivere senza il rimorso di dire “se fossi partito”. No, l'hai fatto. Hai messo in gioco la tua vita, hai lasciato tutto o quasi tutto quello che avevi, hai salutato mamma e gli amici e sei partito per l'estero. Senza tante sicurezze, senza molti contatti e conoscenze. Magari senza neanche parlare la lingua del posto. Ma con tanta voglia di fare e andare. Il periodo più brutto è forse proprio l'inizio quando tutto è nuovo e misterioso. Dove ti sembra che tutto è diverso da casa e ci sei solo tu con te stesso a farti coraggio. La gestione della solitudine. Ma respirare aria diversa, non sentire gli stessi problemi, non vedere le stesse facce aiutano ad allontanare dalla mente i brutti pensieri, i problemi in Italia e quando si pensa a casa si pensa soltanto alle cose belle, ti ritornano alla mente solo bei ricordi.


Perché me lo merito

Italia maglia nera in Europa per meritocrazia. Un team dell'Università Cattolica ha inventato il Meritometro: uno strumento basato su sette pilastri come: libertà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, regole, trasparenza, la capacità di attirare i talenti e mobilità sociale. Secondo la rilevazione L'Italia si è classificata ultima con un punteggio di 23,3; il primo paese è la Finlandia (67,7).

Non viene riconosciuto il lavoro e l'impegno che uno svolge. Dedizione, passione, professionalità, onestà non sono valori tanto considerati. La mala raccomandazione premia il disonesto, lo svogliato, l'incapace e l'asticella della media sta sempre più sprofondando. Non vengono rispettare le regole basi della convivenza civile e a furia di non veder riconoscere il proprio valore si inizia a dubitare di averne. O almeno mi voglio mettere alla prova, partendo alla pari con gli altri e vedere se veramente me lo merito. 












5 motivi per restare in Italia


La Famiglia

Avrei voluto viaggiare, andare in quel paese... ma come facevo a lasciare mia madre e i miei amici?”.
È una delle motivazioni più ripetute. La voglia di andare via dal nostro paese per noi Italiani è bloccata dai nostri legami familiari. Un concetto importante a cui diamo un valore maggiore rispetto ai nostri personali desideri e aspettative. I genitori, i fratelli, le sorelle... tutto quello che consideriamo Famiglia: gli amici più intimi, i compagni di squadra, il gruppo, persone con cui siamo cresciuti insieme magari dall'asilo all'università. Con cui hai condiviso esperienze, gioie e fallimenti. Il focolare domestico, un posto da chiamare “Casa mia”. La sicurezza del gruppo, dei luoghi cari, delle cose che già conosciamo che ci proteggono e ci coccolano. La famiglia è tra i primi motivi per restare nel paese dove si è nati.




Sono Italiano

... Lasciatemicantare con la chitarra in mano, sono un italiano...” cantava TotoCutugno a SanRemo nel 1983. Una canzone, un inno, uno stile di vita. Essere italiano: gente onesta e sincera che non ha paura di parlare degli aspetti negativi di se stessi e del proprio paese, ma che conferma sempre con orgoglio la sua appartenenza al concetto di nazione. “Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono” diceva il Grande Gaber. Nella gioia e nel dolore. Restare in Italia perché è qui che sono nato ed è qui che morirò. Lottare per i propri ideali, risolvere i problemi della società, cercare le soluzioni. L'Italia sta affondando nei suoi problemi e non si lascia la nave. Sono Italiano e voglio fare i miei figli in Italia e tramandare loro cosa significa la parola Italia. Poi ognuno trovando le sue motivazioni politiche. Chi resta è colui che combatte e lotta per il suo paese, senza poi magari farlo veramente, ma ci piace crederlo. Si sa come siamo fatti noi Italiani. Basta leggere attentamente la nostra storia per capire chi siamo veramente e cosa vuol dire essere un Italiano.



I Piaceri della vita

La cucina italiana: gli ortaggi, le verdure, l'olio extra vergine d'oliva, i formaggi, il vino, la frutta. Il gusto. I prodotti di qualità. Siamo un popolo che diamo al cibo un valore importante e sappiamo che il cibo migliore è quello fatto nella nostra penisola. Sappiamo mangiare, stare in compagnia, bere vino e fare conversazione a tavola. Non è solo il cibo in sé: ma tutta l'infinità di emozioni, piaceri e valori che noi diamo alle pietanze. Sappiamo cosa è bello e buono e lo usiamo per essere felici. Sappiamo star bene con poco. Dal Nord al Sud siamo così variopinti e variegati che ci rende speciali: culture, storie, tradizioni diverse. Italia bella perché varia. Dalle mele della Val di Non alle arance di Rosarno.



La storia. I musei. I Palazzi. Le chiese. Le sculture. I monumenti. Siamo circondati da secoli di storia. Città museo a cielo aperto. “Italia di terra bella uguale non ce né”. L'orgoglio di andare all'estero e poter dire “il mondo è bello, per carità, ma sai io vengo dall'Italia”. Essere abituati al bello. Abituati a vedere gli Acquedotti Romani, Michelangelo, Bernini, Da Vinci, Giotto, Dante, Galileo... Il paese con il più alto numero di siti patrimonio dell'Unesco, ben 49. Viviamo in una terra bellissima che tutto il mondo viene a visitare. 
Potremmo vivere di solo turismo e gastronomia e goderci i piaceri della vita.









Vivere con lentezza

Secondo ricerche internazionali si vive bene e a lungo. Per le “Statistiche Sanitarie Mondiali 2014” (fonte Organizzazione Mondiale dellaSanità) i maschi italiani nati nel 2012 possono aspettarsi di vivere fino a 80, rispetto alla media mondiale di 68 anni. Il sesso femminile ha un'aspettativa di 85 anni, mentre le donne del mondo si fermano a 73. Per l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) in Italia la spesa media nel settore della sanità è di circa 2.200 euro all'anno. Solo il 10% degli adulti è obeso, rispetto alla media OCSE del 17.6%.
Insomma si vive a lungo e in maniera decente in Italia. Una società basata sulla fascia più anziana, più esperta e matura. Il sistema sanitario sembra al collasso, ma ancora possiamo vantare una buona assistenza medica. 
Quindi magari per i giovani non è facile all'inizio adattarsi, riuscire a placare la loro spinta propulsiva giovanile ma se si decide di vivere con lentezza ed aspettare il passare del tempo con l'aumentare delle rughe... l'Italia comincia a diventare un posto sempre migliore.



L'estero, non è per tutti

La lingua. Il clima. La cultura diversa. Altri modi e stili di vita con consuetudini differenti. La paura di non farcela. Possono essere tante le scuse che impediscono la partenza all'estero. Sinceramente partire con tanti dubbi e insicurezze non fa altro che aggravare la situazione, per alcuni forse è meglio rimanere a casa, piuttosto che andare in giro a lamentarsi aumentando soltanto gli stereotipi. Non troverai un buon caffè, difficilmente mangerai così bene come mangi a casa di nonna. Difficilmente troverai un pub che ti faccia vedere tutta la serie A. Come diceva una canzone, magari non troppo famosa, dei Litfiba: “... oltre il confine c'è chi si perderà, oltre ilconfine c'è chi ce la farà...” (dall'alba al tramonto,Elettromacumba, 2000) L'estero non è per tutti. Ci vogliono qualità che non tutti hanno: spirito di adattamento, capire e conoscere. Sentirsi un immigrato e a volte anche discriminato. Devi ricominciare da zero. L'estero non è come giocare in casa. E si sa che in trasferta è sempre più difficile. Per vincere devi dare più del 100%, anche perché non ci sono i tuoi tifosi ed il pubblico straniero non sta certo ad aspettare a te.




Nel paese che viè appresso



Nel paese che viè appresso


Io, nel paese che viè appresso
purtroppo
non me posso inventà niente
già è stato tutto detto apertamente
… e te lo dico con il groppo
al punto di sembrar quasi avvilente

Lì, gli animali seguono da tempo 
un copione che li porterà al fallimento.
Vivono nell'inganno universale
e dire la verità ancora gli fa male.
Non c'è uno spirito critico 
Dorme la ragione
Dorme la morale

Dei Maialoni che son diventati grandi Balene... bianche.
Al principio si eran detto “siam tutti uguali”
ma con il passar del tempo... son diventate delle cambiali
Alcuni di loro si son sentiti uguali più degli altri
e a prendere i vantaggi son stati solo i più scaltri.

Bhe aoo... ma che voi da me... mica so stato io 
a mette li sordi nella banca de tu zio.
Che pensavi che se poteva fa la rivoluzione da lì?
Solo perché uscivamo dalla guerra ed era di giovedì?

Che pensavi che li sordi non avrebbero rovinato tutta st'allegria?
Non si sceglie lu rappresentante
nella stanza dei “din din”
è na cosa contro senso, è na cosa abberrante!
e poi che è st'accrobbazzia... 
la malinconia del chicchessia!

Che poi finchè ce n'erano de quattrini
se semo stati tutti zitti, anzi! Se semo divertiti
l'avemo spesi, l'avemo investiti...
o problema mo... a sti pori fiji... 
chi gle lo dice che so finiti?

Io c'ero... lo ammetto... 
me ne sono pure divertito per un pochetto
e mi sono messo a cantar storie con il Piffero sul quel giornaletto.
E subito mi han detto:
“tu sei forestiero... tu non sei uguale”
Ma infatti chi te dice niente
tra me e te c'è una differenza abissale

E che fai mo te incazzi? tu andò stavi fino adesso?
… Stavi a casa di mamma a masturbarti con il tuo sesso?
O nel sonno della ragione!
mio caro amico credulone!

Ancora me dicono:
“il passato è stato tanto bello,
a te lo ricordi quando c'era Quello?!”
Io no. Io non c'ero... ma mi dicono
era uno che voleva rinasce sempre contadino
e che solo un tragico incidente 
gli ha potuto rompere il destino

Caro amico mio... 
è inutile tutta st'esultanza 
ancora vai a dì in giro
che lo vino tuo è lo mejo 
che me toglie er respiro
che lo pane tuo è d'importanza
ma da quando sei diventato un crumiro
non te sporchi più le mano con quella fragranza.

C'hai messo altri maiali venuti dall'est lontano
e tu fai il ricco e vai a magna ao fast food americano
e non te va de andà da a fa er contadino, er fornaro 
Perché preferisci sta in banca a conta li giorni
invece de stà tra il profumo dei tuoi forni

C'è qualche giovane uscito fuori
che può dare una scossa
che può cacciar quei quattro … baroni
e che tiri fuori un po' di … motivazioni:

Uno deve cacciar fuori i cojoni
e andar contro tutti quei cialtroni
un' altro deve da capì che pure l'altro estremo
... è la stessa situazione,
quell'artro invece non cantasse troppo
perché non è per niente pronto
… a gestir l'abdicazione.


Una fattoria veramente pittoresca



vi racconto una fiaba

A breve ci saranno le votazioni nel palazzo della fattoria e sono iniziati gli esperimenti. Tutti pronti a candidarsi. Tutti Sindaci di loro stessi. Autocandidati senza un partito alle spalle. C'è confusione. C'è Caos. E li, nel palazzo che fu del Bretone, è sempre stato un laboratorio, dove i partiti con i loro caporali regionali hanno sperimentato di tutto. Hanno creato dei mostri: personaggi senza teste, degli animali senza morale, ignoranti e volgari senza una minima considerazione per il futuro. Provare a vincere l'elezioni, mischiare partiti e partitini in coalizioni fasulle e tirare avanti... E i cittadini, la gente normale? Bhe in qualche modo sono stati tutti felici... in qualche modo.

La Vipera e la Capra hanno messo gente ovunque. Clientelismo e nepotismo senza ritegno. Senza controllo. La vipera era il male, era falsa e crudele e ha rovinato tutti quelli che gli credevano. Da quella parte non ce ne sono altri da presentare e la vipera è meglio che non si faccia vedere. C'è il giovane leoncino credulone venuto dalla frazione che ancora crede alla favola del vecchio leone che gli aveva detto “tutto questo un giorno sarà tuo”. La capra invece non eccelle certo in astuzia, anzi si è dovuta alleare con il male, perché impotente di contrastare. Incapace di dire no a quella vipera che nonostante fosse dell'altro schieramento, è stato in grado di far contenti tutti... in qualche modo. Si è dovuto alleare con i pappagalli, topi, conigli e corvi. La capra ha creato un'assemblea che è più na caciara che altro. Tutti gli animali della comitiva fanno un po' come gli pare. Sempre pronti a fare congiure e sgambetti. La capra si trova ancora lì solo grazie al cervo, animale agile e svento a cambiare aria. In diverse occasioni gli ha pure salvato la vita, ma si sa nella politica come nella vita la gratitudine dura poco. Ora il cervo cerca di scappare ma si è dimenticato delle corna e rischia di essere catturato dai cacciatori.

La corsa è sempre quella... avere l'appoggio delle cattoliche pinguine, avere il sostegno delle gatte mezze matte del corso. Dei vecchi gallinacci spennacchiati o quei ricchi bisonti pasticceri pasticcioni.
O accettare di far fare manifestazioni nazionali solo perché un nostro concittadino animale è un becero criminale. O manifestazioni pacifiste, ecologiste, comuniste per niente controllate e gestite. Che in alcune volte si sono trasformate soltanto in una guerriglia tra poveri animali.

Per 10 anni siamo stati impegnati in una battaglia contro la realizzazione del gran camino. Voluto da magnacci e mafiosi con il bene placito ed esplicito da tutti i politici. Lotte, battaglie, mobilitazioni, cortei e quant'altro... “No al camino” e dopo tutto: gli animali hanno pure vinto....i n qualche modo... il camino è stato bloccato, c'è ancora tutta la roba da buttare. I cittadini hanno vinto contro una politica becera e stupida... in qualche modo.

Tutti ne hanno sfruttato l'occasione per cavalcare l'onda dell'emozione. Tutti contro. Tutti a favore. Anche in questo Movimento ne abbiamo visti di animali, alcuni anche rari e in estinzione: come il Vecchio maialone, che pensa sempre alla rivoluzione. Sempre nell'occhio del ciclone, dal passato scuro e misterioso. Animale cocciuto ma letterato che senza scrupoli morali si atteggiava a despota della situazione. Anche il Gorilla ha fatto parte della lotta e ora cerca la sua riscossa. Uno che crede che la situazione deve essere affrontata di petto, con quei grandi pettorali, e meno con il cervello. Animale guidato più dal istinto e dalla rabbia che dalla ragione e il pensiero.

C'era pure un bellissimo pavone, che tutti ammiravano per la sua bravura e bellezza. Saccente, informato, ma un po' introverso e chiuso perché stava sempre a leggere. Tutti affascinati dalle sue belle piume, ma nessuno che stava a sentire quello che leggeva. Un rivoluzionario sincero, ma solo. Un problema povero pavone, che lo sta portando alla pazzia. Pensate che ora si sente pure il pappagallo di se stesso. E qualche volta non capisce più quale animale è diventato.

Non possiamo poi negare la presenza di tante cani, galli, pecore, topi e mosconi. Alcuni di loro un po' troppo sinistri e critici. Tutti insieme cercavano di coinvolgere tutta la fattoria e pure quelle vicine a protestare e mobilitare tutti gli bestie alla rivolta animale. Criticando anche contro quelli con la divisa. Forse un po' troppo visto che alcuni di loro vivono in bellissime fattorie di Monte Gentile o nelle belle tenute terriere a Genzano. Grandi rivoluzionari con i soldi di famiglia.

Ai grilli... piace cantare, con il loro corpo tozzo e robusto e con un capo grosso. Un cervello sviluppato da esperienze fatte all'estero in solitaria e ora sta attraversando la sua fase gregaria. Insieme all'oca e al faraone si sono messi davanti alla tana e hanno cominciano ad attirare gli altri animali. Svegliando tutti e infuocando la situazione. I grilli si sa... hanno bisogno che la temperatura sia alta per riprodursi. Purtroppo il campagnolo sa pure che i danni possono essere notevoli se il loro numero è molto elevato. E il grillo è facile che diventi più una locusta.

Ora con questa deriva pure gli asinelli, che avendo fatto un gruppo di amici virtuale, si sentono dei cavalli. Quando un piccolo consenso nella vita irreale, diventa un vessillo da osteggiare nella vita reale. Aspetta gli asini sono belli, sono animali che lavorano come matti e gli bastano qualche carota e tante bastonate per andare avanti. Sempre a piangere lacrime giallorosse e sempre pronto a sbandierare situazioni di complotto. Ma quando il fattore non si accorge delle sue malefatte sta sempre zitto e sta a gongolare. Uno in grado di opporsi al sistema soltanto dietro a una tastiera... ma ormai un animale già rassegnato a faticare e a crepare.

Abbiamo venduto la fattoria all'animale meno peggio. Abbiamo dato spazio e potere a bestie che non se lo meritavano. Pensavamo che facendoci costruire stalle, nuovi quartieri residenziali, una nuova tangenziale, società municipalizzate e fast food americani... potevamo inserire tutti i nostri amici. Garantire un posto di lavoro per un voto nel “segreto” delle urne.


Che poi segreto... Tutti ci conosciamo, tutti sappiamo chi siamo... Tutti sanno “a chi so fijo”, tutti sanno chi è stato tu nonno, tutti sanno da dove vengo... pure tu... in qualche modo

A day in the Parks of San Francisco



Sono Stato IO

Je so' pazzo (Pino Daniele)

Je so' pazzo, je so' pazzo 

e vogl'essere chi vogl'io ascite fore d'a casa mia. 
Je so' pazzo je so' pazzo 
c'ho il popolo che mi aspetta 
e scusate vado di fretta 
non mi date sempre ragione 
io lo so che sono un errore 
nella vita voglio vivere almeno un giorno da leone 
e lo Stato questa volta non mi deve condannare 
pecché so' pazzo, 
je so' pazzo 
ed oggi voglio parlare.

Je so' pazzo, je so' pazzo 
si se 'ntosta 'a nervatura 
metto tutti 'nfaccia 'o muro. 
Je so' pazzo, je so' pazzo 
ma chi dice che Masaniello 
poi negro non sia più bello? 
E non sono menomato 
sono pure diplomato 
e la faccia nera l'ho dipinta per essere notato. 
Masaniello è crisciuto 
Masaniello è turnato. 
Je so' pazzo, je so' pazzo 
nun nce scassate 'o cazzo!



Ho cominciato un lavoro per passione. Scrivere la verità su un pezzo di carta. Andare in giro per la città e raccontare quello che succedeva agli altri. “Che cosa vuoi fare da grande Stefano?” “Il giornalista” rispondevo. “Bello! Ma lo sai che sono tutti dei pezzi di merda. Sono una lobby di potere. I giornalisti non sono liberi, scrivono quello che l'editore dice di scrivere. E se si credono liberi li ammazzano”. “Ma che per davvero?” “che Ingenuo che sei, l'Italia è così” mi rispondevano.

E allora che posso fare per cambiare qualcosa? Bhe potresti fare la Politica. Ti metti a fa il Politicante. Ma lascia perdere figlio mio. Non vedi Tangentopoli. Sono tutti dei delinquenti.

Si perché Era questo il periodo della mia bellissima adolescenza. Uscivo dalla scuola media c'era Antonio Di Pietro con le sue Mani Pulite, Falcone con Borsellino venivano fatti saltare per l'aria e Berlusconi Presidente. Io sono cresciuto così, tra una crisi di governo e un film di Spike Lee.

E poi tutto il resto. Ilaria Alpi, Alessandro Siani, Calvi, lo Ior, la Mafia, la Camorra, i sequestri, i morti dello Stato. “Ma vabbe, non ti arrabbiare, te ne devi fare una ragione: L'Italia è così”.

A tante cose non vogliamo rispondere. Non vogliamo cercare le risposte. Così come per Carlo Giuliani, Fabrizio Quattrocchi, Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, Fabrizio Raciti, Federico Aldovrandi e tutti i morti sui posti di lavoro.

Noi, IO, tutti gli italiani non sappiamo rispondere. Sempre con i dubbi, mai una volta che riusciamo a scrivere una storia comune. Non abbiamo ancora capito se abbiamo vinto o perso la Prima Guerra Mondiale. Ancora a parlare se Mussolini è stato bravo o uno scemo. Se è meglio lavorare con la raccomandazione, con la spintarella, perché serve, perché non c'è lavoro. E che fai dici di no ad un amico che ti offre un lavoro?

Occorre prendere atto che è così. Attaccare violentemente il presente, e tutto quello che ci ha fatto arrivare a questo punto. Solo così si può fare qualcosa. È un processo difficile, non una fiction ma una guerra del pensiero. Pessimismo dell'Intelligenza. Ottimismo della volontà.

Criticare e condannare questa Egemonia culturale italiana. Che ci rende tanti numeri 0 di fronte a un cojone che grida di più degli altri di essere il numero 1. La storia lo dice. E così in Italia: siamo stati tutti mussoliniani, e il giorno dopo non più. Siamo stati tutti democristiani, siamo stati tutti Craxiani, e poi DiPietristi, per poi cambiare subito bandiera e diventare tutti Berlusconiani. E ora... la moda dice dobbiamo essere tutti Renziani o Grillini o Salvini. Ma vi rendete conto di quello che sto dicendo.

Mi diranno che devo entrare dentro le istituzioni per cambiare il sistema. Ogni volta la stessa frase: “è facile criticare, se vuoi. prendi i voti, fatti eleggere e cambia le regole dall'interno”. Ti invitano ad entrare. perché sono sicuri che una volta dentro: diventi uno di loro, sono i grado di controllarti, ti chiudono perché devi seguire regole e leggi senza alcun senso, e così anche con tutte le buone intenzioni entri a far parte anche tu della caciara. Un sistema è come un uovo se si vuole rompere, bisogna starne all'esterno.

Mai nessuno che si prende le colpe. Le responsabilità. Tutto rimane fermo. Nessuna risposta. Che cosa è successo? Non si sa.
Come popolo noi non conosciamo la parola Autocritica. Una bella terapia psicologica collettiva nazionale. Ma lo so... è impossibile, è utopia.

Chi è stato? Lo Stato? E chi è lo Stato? Se proprio dobbiamo cercare un responsabile per tutto. Se ci serve questo come paese per andare oltre e fare un passo in avanti, e vogliamo dare le colpe di tutto. datemele a Me...
 SONO STATO IO. Mi fa male, ma lo devo confessare: lo Stato sono Io.

Stato Stato Io a chiudere gli occhi di fronte al crescere di un atteggiamento che ha portato a Mafia Capitale.
Sono Stato Io a formare uno tra i più grandi debiti pubblici della storia.
Sono Stato Io a fare il compromesso con una mentalità mafiosa.
Sono Stato Io a dare mazzette per l'Expo 2015.
Sono Stato Io a non pensare al futuro delle mie generazioni. E ho permesso di distruggere un paese bellissimo. Non facendo la raccolta differenziata, costruendo palazzi con la sabbia di mare nel cemento.
Sono Stato Io a fare abusivismo edilizio e a causare frane e allagamenti.
Sono Stato Io a uccidere tutti i morti sul lavoro, perché non controllavo, perché risparmiavo sulla sicurezza dei miei dipendenti.
Sono Stato Io a uccidere i ragazzi della casa dello studente a L'Aquila.
Cosi come Sono Stato Io a uccidere quei 26 piccoli angeli della scuola di San Giuliano di Puglia.
Sono Stato Io a picchiare Stefano Cucchi.
Sono Stato Io a mandare Greta e Vanessa in Siria, dai terroristi. Così come sono stato a far eleggere Maurizio Gasparri fino a farlo diventare vice presidente del mio senato. Terroristi? Molti di più in parlamento che in Siria.
Sono Stato Io ancora a dire “frocio, negro, guardia infame, zecca comunista, ad essere razzista, ad odiare l'extracomunitario, ma allo stesso tempo guadagnarci soldi e sfruttarlo, e a chiamarli per fargli pulire il culo a mio nonno.
Sono Stato Io ad andare in pensione a 50 anni, questi baby pensionati che magari fanno un lavoretto in nero, ma tanto bravi a fare la morale. Senza mai insegnare niente alla generazione successiva. Anzi vedendo la crisi, hanno cercato di salvaguardare privilegi e diritti mentre tutti intorno affondavano.
Sono Stato Io. Lo Stato sono Io. E se lo Stato sono Io. Allora voglio essere chi voglio io. E lo so sono un errore. Ma nella vita voglio vivere almeno un giorno da leone. E lo Stato questa volta non mi deve condannare. Perché Je so pazzo ed oggi voglio parlare...

Sono solo belle parole

Sono solo canzonette (E. Bennato)

Mi ricordo che anni fa 

di sfuggita dentro un bar 
ho sentito un juke-box che suonava 
e nei sogni di bambino 
la chitarra era una spada 
e chi non ci credeva era un pirata! 
e la voglia di cantare 
e la voglia di volare 
forse mi è venuta proprio allora 
forse è stata una pazzia 
però è l'unica maniera 
di dire sempre quello che mi va 



Non potrò mai diventare 
direttore generale 
delle poste o delle ferrovie 
non potrò mai far carriera 
nel giornale della sera 
anche perché finirei in galera! 
mai nessuno mi darà 
il suo voto per parlare 
o per decidere del suo futuro 
nella mia categoria 
è tutta gente poco seria 
di cui non ci si può fidare 



Guarda invece che scienziati, 
che dottori, che avvocati, 
che folla di ministri e deputati! 
pensa che in questo momento 
proprio mentre io sto cantando 
stanno seriamente lavorando! 
per i dubbi e le domande 
che ti assillano la mente 
va da loro e non ti preoccupare 
sono a tua disposizione 
e sempre, senza esitazione 
loro ti risponderanno 



io di risposte non ne ho 
io faccio solo rock'n' roll 
se ti conviene bene 
io più di tanto non posso fare 



Gli impresari di partito 
mi hanno fatto un altro invito 
e hanno detto che finisce male 
se non vado pure io 
al raduno generale 
della grande festa nazionale! 
hanno detto che non posso 
rifiutarmi proprio adesso 
che anche a loro devo il mio successo, 
che son pazzo ed incosciente 
sono un irriconoscente 
un sovversivo, un mezzo criminale 



Ma che ci volete fare 
non vi sembrerò normale 
ma è l'istinto che mi fa volare 
non c'è gioco ne finzione 
perché l'unica illusione 
è quella della realtà, della ragione 
però a quelli in malafede 
sempre a caccia delle streghe 
dico: no! non è una cosa seria 
e così e se vi pare 
ma lasciatemi sfogare 
non mettetemi alle strette 
e con quanto fiato ho in gola 
vi urlerò: non c'è paura! 
ma che politica, che cultura, 
sono solo canzonette



Dopo il mio video dove attacco la cultura americana, nella mediocrità, sento la necessità di dire che questa è la cultura dominante di questi tempi. Una cultura che si è diffusa con diverse velocità e profondità in tutto il mondo occidentale. La cultura del reality e la realtà della cultura.

La cultura del “Grande Fratello”, di MTV e di “Tu si che vali”, di “Amici di Mafia di Filippi”. Improntata al successo facile, del pensare a se stessi e non occuparsi del prossimo.
Dunque la critica è rivolta è tutti, anche a me e a tutto il mio popolo italico.

Anche perché sono stato accusato di parlare di un paese straniero, che mi ospita ora. Quindi devi dimostrare rispetto. Quando veniamo attaccati, criticati sui comportamenti, sul nostro stile di vita, su una mentalità... l'atteggiamento è di chiusura.

Poi c'è il fattore generalizzazioni: il racchiudere il tutto in un utile recipiente da cui trarre facili conclusioni. Non si guarda il caso specifico. È chi riceve il messaggio che ci si identifica o meno. Non tutti sono così, lo so. Non tutti siamo “pizza e mandolino”, non tutti siamo disoccupati, ma la maggioranza si, non tutti sono individualisti, arrivisti, che non leggono e non si informano...

questo video è rivolto alle persone di buona coscienza, dallo spirito libero e dalla mente aperta. Che si fanno un esame di coscienza. Per quelli che vogliono cambiare, perché sanno che se si vuole migliorare bisogna accettare le sfide, capire i propri errori e così crescere. L'autocritica è fondamentale.

Noi Italiani abbiamo un concetto molto labile della parola “amico”. Amico può essere tutto, nella vita si devono aiutare gli “amici”. A volte gli diamo un valore talmente importante da cancellare e abolire tutte le regole, quando il troppo amore e il troppo rispetto per un amico, diventa quasi un male.

Così per esempio se ci scade la Carta d'identità e la dobbiamo rinnovare, il primo pensiero è quello di trovare un “amico” che lavora al comune. Che ti può far saltare la fila, salvare il tempo e passare davanti agli altri che non hanno un amico al comune. O magari se ci serve di fare una visita all'ospedale, un'analisi: pensiamo all'infermiere amico che lavora all'ospedale e mi può fare un favore.

Piccoli esempi di un amicizia malata, che poi ci porta in parte ad accettare che altri amici si dividono fette più grosse come comandare un quartiere, una città, una nazione intera. Vogliamo cercare solo un posto al sole, in mezzo alla merda italica, prendere quei privilegi che magari fino a ieri combattevi e criticavi che ce li aveva, ma quando li prendi, non li vuoi più lasciare e dici ai tuoi amici: “ce l'ho fatta, andate a fanculo”.

È ora di finirla di chiudere gli occhi e dire che tutto fa schifo. Siamo un popolo che ha un'alta soglia di accettazione, preferiamo non dire niente quando vediamo un malaffare, un opportunismo, un atteggiamento mafioso. Perché nessuno controlla. Anzi il controllore è visto come un nemico. Come un pianta grane. Quindi a volte preferiamo stare zitti e non ci ribelliamo come dovremmo, perché convinti che sia l'unica via da percorrere, unico modo per fare le cose. Anche perché in qualche modo siamo pronti a farlo pure noi, solo se ne avessimo l'occasione.

A noi ci basta poco. Un piccolo l'interesse personale: un piatto di pasta tutti i giorni, un bicchiere di vino, l'abbonamento di Sky e qualche “amico” che ci possa aiutare. E poi ci lamentiamo se qualcuno viene e fa quel che vuole nel nostro paese. Mentre noi ci chiudiamo dentro casa, chiudiamo la porta a doppia mandata e le grate alle finestre.

Fermiamoci. Non tutto è negativo. Siamo un popolo fantastico, bellissimo, creativo, viaggiatore, tollerante, aperto alle culture diverse, che tutto il mondo invidia perché conosce i piaceri della vita. Un popolo che andava, conosceva e sapeva. Dai Romani ad oggi. Ma così come siamo belli e bravi, se sappiamo dare anche solo il peggio di noi. I francesi dicono “L'Italien? O sono Leonardo da Vinci o sono dei criminali”.
E tutta quell'Italia di mezzo? Si è appiattito verso il basso. Ci piace più essere il Libanese o il Freddo o il Dandy di Romanzo Criminale anche nella Vita Reale, piuttosto che sentirsi Italo Calvino, Sciascia, Benedetto Croce o Antonio Gramsci.

Ci sentiamo tranquilli e rassicurati dal fatto che c'è sempre uno peggio di noi, o per il fatto che lo fanno tutti. Anche se è sbagliato. Non ci differenziamo dal peggiore. Anzi utilizziamo il peggiore per livellare la media. Non vogliamo cambiare, perché ci piace parlare e fare chiacchiere da bar o chiacchiere da Facebook ora, su tutti i problemi. Parliamo di pallone, di moda, di televisione allo stesso livello di cui parliamo di Politica, dei morti ammazzati o della crisi, della miseria, della fame. Ci insultiamo, ci critichiamo, ci scagliamo contro chi non la vede uguale a noi. Fino all'odio. Per poi dimenticare tutto il giorno dopo. Perché sorgono altri problemi.
Quindi tante Chiacchiere senza mai arrivare a una sintesi. Dobbiamo soltanto individuare il nemico di turno: intimidirlo, sottometterlo, fare insinuazioni, fare illazioni: gettare un ombra di sospetto così da isolarlo per poi eliminarlo. É Un Populismo senza un minimo di autocritica. Che per me è fascismo.

Ma siamo veramente bravi nojartri. Siamo veramente capaci di capire noi stessi. O siamo pronti solo a dichiarare guerra a chi non la pensa come noi. Ogni giorno si coltiva rancore e cinismo. Ogni giorno è una lotta. Ogni giorno ci sentiamo sfruttati e sopraffatti. Ed è difficile sentirsi liberi quando ci si sente attaccati da tutti gli angoli.

È da oltre 15 anni che sento parlare solo di crisi in Italia. Ancora ricordo bene il mio prof delle media che consigliava a mia madre di puntare su scuole di formazione per imparare un mestiere. E sperare magari un giorno di trovare un posto di lavoro. Ma passano gli anni e andiamo sempre peggio.
Costretti a lavorare, se siamo fortunati, con contratti inesistenti, con paghe da fame e senza alcun diritto. E ci accontentiamo, anzi, dobbiamo dire pure grazie. “Beato te che hai trovato un posto di lavoro”. “Beato te che ti pagano e ti danno uno stipendio”.
E cosi anche il minimo diventa impossibile da avere.

E a 30 anni, se trovi un buco e un piccolo posto di lavoro che non ti farà mai crescere, ci si accontenta e accettiamo quello che viene. E i sogni svaniscono e diventiamo più cattivi con la vita.

Io purtroppo non mi sono accontentato di scrivere per giornali con dei “dubbi” editori, con giornalisti-politicanti come colleghi, giornali dagli strani finanziamenti, con direttori andati in pensione a 50 anni, con tutti i privilegi dello Statuto dei lavoratori, che ti venivano a fare la morale. E ti vengono a dire che l'Italia fa schifo, direttore e persone che non ti hanno mai insegnato il mestiere. Si ho studiato all'Università, ma sinceramente la mia generazione non ho mai trovato bravi Maestri.

Quindi Senza sicurezza. Senza contratto fisso. Con una laurea, se sei stato bravo a finirla, che ancora: “Bho? Che ci faccio?”... “Mamma conosci qualcuno da qualche parte?” e si rimane a casa fino a 30 35 anni tra lavoretti, il sugo con le polpette di mamma e si aspetta di diventare vecchi e burberi.
Il guaio è che continui a vivere pensando che un giorno tutto cambierà. E quando coltivi speranze impossibili si è già un perdente.

Per questo scrivere è bello. Mi fa credere di non essere un perdente. Perché permette di pensare e valutare quello che l'inchiostro imprime passo dopo passo. Quando scrivi puoi dire quello che vuoi, senza problema. Scrivere non è uccidere. La scrittura non è parricida. Quando un uomo con la penna, incontra un uomo con la pistola. É inutile fare filosofia: l'uomo con la penna è un uomo morto, cari miei amici Charlie.
Soprattutto poi scrivere sulle cose che fanno male, che colpiscono l'orgoglio, quel fottuto orgoglio che ci chiude e ci rende soli. E in più la rabbia che deriva da una vita mediocre e sconsolata.